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Tanti buoni motivi per NON fare un cluster. Di Stefano Pederzani
Spesso il tema del cluster salta fuori quando
meno ve lo aspettate. In genere
si sta progettando un nuovo server, magari una migrazione, una separazione in
due di una macchina che fa troppe cose, per qualche motivo qualcuno non ha
escluso la cosa a priori. Ci si trova in una stanza, tante persone a parlare
del futuro... ed eccolo lì, un'altra volta.
"Beh, questo poi sarà un CLUSTER, VERO????"
Silenzio di tomba.
Le facce si fanno serie, e i musi si allungano verso il basso. L'entusiasmo
scende sotto il pavimento.
Se siamo fortunati c'è qualche sistemista più pronto degli altri
che si affretta a negare con una scusa qualsiasi:
"NO, perché {nome_del_dirigente} ha detto che {non ci sono i
soldi|non possiamo perché non funziona con la versione nuova|il gatto
è nervoso e potrebbe graffiarti}, quindi sarà un server
normale."
Eppoi, all'aumentare della perplessità del proponente, sempre il
sistemista pronto sarà svelto ad aggiungere, con un sorriso compiaciuto
da enorme soddisfazione:
"Ma avrà il nuovo processore {nome_del_nuovo_processore},
{numero_GB_RAM} di RAM ed un sacco di dischi velocissimi."
OK, due colpi assestati, ma non basta ancora. A questo punto non manca che il
terzo: quello decisivo. Spostare l'attenzione sul problema pi� grosso
del progetto, quello che riempie la mente e non lascia spazio all'argomento
precedente perché richiede la massima concentrazione.
"Dobbiamo ancora trovare un sito per il disaster recovery del DB
server.", ad esempio.
BEM!
È fatta. Equivale ad averlo preso a bastonate, quello che ha proposto
il cluster.
Ma la realtà spesso non è così rosea, e il tarlo del
dubbio buttato lì come fosse a caso, in realtà ha un fondamento
progettuale, non scritto, ma ce l'ha. E qualcuno, parlando in privato in una
stanza chiusa, magari mentre prendevate il caffé, ha trovato i soldi e
lo vuole fare. Lo vuole tanto.
Cominciai a lavorare sui server in una grigia e polverosa sala macchine al
piano interrato nel lontano 1995... No, non vi farò qui la storia della
mia vita, ma mi limiterò ad esporre il mio punto di vista:
quello del sistemista.
Quando iniziai, i cluster non esistevano, bei tempi! Ogni tanto si inchiodava
un server e tutti pendevano dalle nostre labbra, perché noi sistemisti
dovevamo farli ripartire. In quel periodo ero molto amato. Vorrei insinuare
che per chi non fa il sistemista, il cluster è una buona ragione per
non pendere da queste labbra... E invece dovete! Anche se i server non si
fermano più così spesso come una volta.
Si è cominciato con il
mirroring
dei dischi, prima sui server
più importanti, poi, piano piano, anche su tutti gli altri. Poi hanno
cominciato a chiamarlo RAID,
e a quel punto era oramai diventato un
must. Sono d'accordo.
Le macchine sono diventate tutte multiprocessore, anche quelle medio-piccole
alle quali ho dedicato gran parte della mia carriera. I singoli processori
sono oggi tutti multicore, e non credo che qualcuno abbia il timore di rimanere senza
processori per un guasto.
Nel frattempo la RAM ha cominciato a rompersi. Negli anni '90 non si guastava
mai. Dopo, invece, ha cominciato a causare dei bei problemi, che non stiamo
qui a trattare; ma anche quella è composta di tanti banchi, ed il
sistema sa come isolare quello guasto, accendere una bella lucina rossa, ed
aspettare che il sistemista indovini di cosa si tratta.
Insomma, quello che sto dicendo è che la ridondanza abbonda da
ogni punto di vista. Io ci metterei dentro anche quei bellissimi servizi
formati da più application server in load balancing,
sempre che
il load balancer non risieda proprio sull'unico application server che
si inchioda per qualche motivo.
Parlare di cluster per chi non ci deve lavorare è molto
semplice. Ma chi lo deve mettere in opera deve fare il triplo del lavoro! E
questo soltanto perché ogni tanto, forse ogni mai, il server con la
tanto preziosa applicazione... potrebbe... Oddio! Fermarsi? Ma io mi sparo! E
chi lo dice all'utente! Aiuto!!!
Insomma per le paranoie di chi sistemista non è, e nemmeno si rende
conto di cosa sta parlando.
Ebbene nella mia lunga e onorata carriera, posso assicurarvi che il numero di
fermi imprevisti su di un server che NON sia un cluster è bassissimo,
tendente allo zero. Mentre quello dovuto a riconfigurazioni del cluster
è in media di 2-3 volte l'anno, e vi assicuro che non sono programmate
più della metà.
Esatto, avete capito bene: un servizio in cluster ha in media blocchi
imprevisti maggiori di server singoli.
Spesso i dirigenti hanno attriti politici con altri dirigenti, i quali fanno
di tutto per trovare difetti nei progetti proposti dal
CTO.
Magari si tratta
di attriti tra capufficio tutti all'interno del settore informatico. Non
cambia molto.
Per un dirigente, mettere in clustering un servizio fa fico, ed
è un fiore all'occhiello.
A lui che gliene frega? Il commerciale vende servizi ed è abituato a fare sconti. Magari il clustering sul servizio, al cliente glielo regala! No, adesso sto esagerando, ma è vero che non ci si rende conto del costo in termini di servizi e di risorse umane.
Ne vogliamo parlare?
Allora facciamo un rapido conto. Diciamo che 100 è il costo di un
server singolo in termini di progettazione, installazione, configurazione,
installazione del software, deployment, test, collaudo e produzione.
Tralasciamo migrazione, dismissione e riciclo, per il momento.
Diciamo che il cluster che andremo a costruire semplicemente è composto
da due macchine uguali che erogano lo stesso servizio insieme, quindi un
cluster "a due nodi attivi".
Aggiungiamo 100 per il secondo nodo. Somma: 200.
Aggiungiamo il software di clustering ed i consulenti o il lavoro in
più per i sistemisti per configurarlo e mantenerlo in piedi. Ancora
150, ad essere magnanimi. Somma: 350.
Fin qui abbiamo speso il 350% per clusterizzare un servizio che avrebbe
funzionato benissimo anche senza.
Ora cominciamo a parlare della sua manutenzione. Quando si parla della
"manutenzione" si tende a pensare che un cluster ci venga incontro.
"ecco che mi ripago un po' di soldi spesi", si pensa. Mentre spengo
un nodo, il servizio continua ad essere erogato, ed evito un fermo. E
però salta fuori che per fare l'upgrade del software bisogna farlo su
tutti e due i nodi, perché non posso far funzionare il clustering su
due nodi con versioni diverse di software. E così per il firmware di
questo o di quel componente. Ed il software del cluster?
Ma sto spendendo il 350% in più anche per la manutenzione???
tanti buoni motivi per NON fare un
cluster.
di Stefano Pederzani
A quanto viene venduto un servizio in clustering rispetto ad un server
singolo? Al doppio? Cominciamo a venderlo al quadruplo, e vediamo se il
cliente comincia a rendersi conto di quanto si spende a farlo.
Avrete notato che i miei discorsi hanno un sapore un po' antico. Oggi esiste
la virtualizzazione, la paravirualizzazione, ed il cloud.
Ma è difficile affrontare tematiche così complesse se prima non
si espongono, come ho fatto io, i concetti basilari.
Di Stefano Pederzani. Bologna, dicembre 2013
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