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Pagina creata il 24/2/2013, aggiornata il 24/2/1013
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Torna a: COMPONENTI BACKUP
Quando incominciai a fare i primi backup, nel lontano 1991, ero incaricato
di effettuarli una volta al mese. In questo ufficio dovevo prendermi una o
due scatoline di floppy disk da 3 pollici e mezzo e lanciare il backup di
MS-DOS.
Si trattava nientepopodimeno di un "backup multivolume"
perché il supporto floppy disk poteva contenere al massimo 1,2 MB.
Ma all'epoca era normale avere hard disk drive da 20 o 40 MB, ed i dati
effettivamente da salvare stavano spesso in due o tre dischetti.
Questo rappresenta l'inizio della storia dei salvataggi, almeno per me.
Cambia da persona a persona, naturalmente, ma può servire da esempio
perché il supporto di salvataggio e quindi le periferiche che sono in
grado di scriverlo (e di rileggerlo) devono essere proporzionate alla mole di
dati da salvare. Il floppy andava benissimo, perché lo spazio era
sufficiente ed i tempi di salvataggio brevi.
Il floppy disk, nato prima del PC, ha fatto la sua comparsa in dimensione
media da 5'1/4 quando nessuno aveva il PC in casa. Da tutti è
conosciuto soltanto nella sua
ultima versione da 3'1/2. Rappresentava spesso l'unica periferica per
supporti removibili presente sulla macchina.
L'unità era presente principalmente per comunicare con l'esterno,
vista l'assenza
iniziale di rete trasmissione dati, e soprattutto era l'unica unità
preposta all'installazione di software.
In seguito sono nate invece periferiche progettate allo scopo preciso di
salvare dati, come il famoso dischetto ZIP. Non sto a dilungarmi sulle
capacità, velocità ed affidabilità: se fate clic
sull'immagine potete leggere la pagina di Wikipedia che spiega tutto quello
che c'è da sapere. Quello che conta è il farsi strada
dell'importanza del backup nella considerazione delle persone, che cominciano
a rendersi conto dei guasti e degli errori umani.
In seguito i floppy sui PC sono stati soppiantati dai CD-ROM e dalla
chiavette o pennette USB. Ben assolvono al vecchio compito di comunicare con
l'esterno: i CD-ROM, e sempre più spesso i DVD-ROM, vengono utilizzati
per installare software; le chiavette o pennette USB possono portar fuori dal
nostro PC molti dati, e stanno nel taschino. Ma nessuno di questi due
supporti sono abbastanza grandi ed affidabili per essere utilizzati per il
backup.
I dischi in generale, che siano removibili o fissi, hanno la proprietà del
cosiddetto accesso diretto. Questo consente, tramite la lettura di un
indice, di spostarsi direttamente nella zona interessata, e quindi di andare
a leggere il file direttamente dove si trova, senza attese.
Molto bello quando si hanno dischi pieni di file, come i nostri hard disk
all'interno del computer, o come quando si cercavano su dischetto, o su i
CD-ROM ed i DVD-ROM.
Ma i file dei backup sono quasi sempre dei file molto grossi ed unici, che
occupano l'intero supporto. Vanno letti dall'inizio alla fine, e spesso, se
il salvataggio è
multivolume, ne vanno letti interamente più di uno per arrivare
al file da ripristinare. Vanno letti tutti dall'inizio alla fine in caso di
ripristino totale.
Per questo motivo, se è presente una indicizzazione per facilitare il
reperimento del singolo file originale, "impacchettato" all'interno
del file di backup, questa si trova all'interno dello stesso grande file di
backup.
Quindi era opportuno pensare ad un supporto ad accesso sequenziale,
vista l'inutilità dell'accesso diretto, ma di capacità
maggiore, per contenere la sempre crescente mole di dati dei nostri hard
disk: i nastri.
Con l'avanzare degli anni 1990, il volume per software e dati cresceva
velocemente, e cos� facevano le capacità degli hard disk. E la
velocità di accesso a questi cresceva con loro.
Nel mondo dei server i nastri sono sempre esistiti: vi ricordate i film degli
anni 1960 con questi enormi calcolatori che leggevano e scrivevano in
continuazione chilometri di nastro marrone? Bene. Furono costruite
unità nastro in grado di leggere e scrivere su cassette removibili
proprio come le musicassette.
Chi ha qualche annetto in più come me si ricorda i dischi di vinile e
le musicassette. Sono un ottimo esempio per capire l'accesso diretto e quello
sequenziale, che veniva usato nelle lezioni di informatica. L'accesso diretto
a cui accennavo prima è esattamente come quando si metteva sul
giradischi un disco in vinile e, osservando le righine scure si capiva dove
incominciava una canzone. Sul cosiddetto LP ci stavano 4 o 5 canzoni per
lato, per cui per scegliere quella da ascoltare direttamente bastava
osservare gli anelli scuri e posizionare la testina all'inizio, per esempio,
della terza.
Mentre per le musicassette, per cercare un brano, bisognava avvolgere e riavvolgere il nastro più volte, facendo diversi tentativi.
Ma chi c'era, si ricorda che sulle cassette da 90 minuti si poteva registrare
un intero disco Long Playing su di ogni lato, e non erano nemmeno le
più capienti, perché venivano costruite anche da 120
minuti.
Il Commodore 64, il
più famoso home computer mai esistito, era in grado di leggere e scrivere nastri
di dati utilizzando come supporto proprio le normali musicassette, grazie ad
una periferica chiamata "Datassette".
Anche se all'epoca non esisteva la problematica del salvataggio,
perché il 64 era privo di hard disk, le cassette dati consentivano di
accumulare molti programmi su di uno stesso supporto, da caricare in memoria
poi uno alla volta, vista la poca RAM del Commodore.
Pensate che esisteva già un metodo di indicizzazione per il nastro che
consentiva di caricare, partendo da un menu iniziale, il programma desiderato
seguendo le istruzioni a video.
Quindi avevamo già delle proporzioni interessanti. Su di una
musicassetta, usata per i dati, c'era lo spazio per immagazzinare una decina
di volte la RAM dell'home computer.
Ora però dobbiamo misurarci con gli hard disk, e terminiamo la nostra
digressione per tornare agli anni 1990.
Negli uffici, difficilmente a casa nostra dove cominciavano timidamente a
comparire i primi personal computer, si cominciava a diffondere la
cartidge QIC comunemente detta anche mini-cartridge
(letteralmente "mini-cartuccia").
Questa si può considerare la sorellina della più
cartridge utilizzata nei server. Anche qui potete approfondire
cliccando l'immagine e leggendo la pagina di Wikipedia che parla dei nastri
magnetici nell'informatica in generale.
Per chi si interessa solo di PC, basti pensare che con l'avvento della rete
trasmissione dati, e parlo sempre di reti locali confinate all'interno di
un'azienda, l'abitudine di salvare su nastrino non ha avuto una lunga
vita.
Approfondisci l'argomento SERVER leggendo
3A - PERIFERICHE PER IL BACKUP DEI
SERVER
Nel corso della seconda metà del primo decennio del 2000, 2005-2010, i
prezzi degli hard disk sono calati vistosamente, mentre cresceva
drasticamente la loro capacità. Nello stesso tempo le interfacce USB2
ed USB3 si sono rese disponibili. La USB3, in particolare, ha superato anche
la velocità di trasmissione della FireWire, che aveva altre
proprietà di controllo, ma che a noi non interessano.
Oggi sul mercato si trovano a prezzi popolari "dischi esterni" in
grado di soddisfare pienamente le nostre esigenze di backup dei dati di un
PC, di un laptop o di un tablet.
Queste unità sono costituite da un hard disk drive uguale a
quello che potremmo inserire in un PC, ma che invece è stato inserito
in un involucro di metallo o di plastica, provvisto di un circuito in grado
di farlo comunicare via USB (a volte anche FireWire). Può essere
necessario un alimentatore esterno, tipico dei piccoli apparecchi che non
hanno spazio al loro interno. Bisogna fare notare che, essendo l'interfaccia
USB provvista anche di alimentazione, spesso questa è sufficiente ad
alimentare il disco; a volte dipende dal PC a cui si collega ed addirittura a
quale presa USB dello stesso PC. Ne consegue che conviene
assolutamente acquistare quelli provvisti di alimentatore, o comunque di
presa di alimentazione: l'alimentatore potrebbe essere acquistabile a parte,
ma rimane una possibilità. Se la presa a cui lo connettiamo è
in grado di accenderlo e farlo lavorare correttamente possiamo sempre
rinunciarci. Ma i forum sono pieni di persone che si lamentano di dischi
esterni che non riescono ad essere alimentati dal PC a cui vengono collegati,
e se il modello non ha una presa di alimentazione, non si può
rimediare.
Questa soluzione è sicuramente la più comoda ed economica, due
qualità non da poco, se si coniugano con la grande velocità di
scrittura che vantano queste unità, uguali o superiori ai dischi
rigidi all'interno del nostro computer.
Con dimensioni di un Terabyte, 1,5 TB o anche 2TB, possono contenere
più salvataggi completi del nostro PC, oppure il backup di più
PC, laptop o tablet.
Questi dischi verranno utilizzati più raramente di quelli all'interno
dei computer, ma comunque sono soggetti a guasti. Questo è un difetto
abbastanza grave, perché potremmo perdere tutti i nostri salvataggi in
un colpo solo.
Naturalmente dobbiamo pensare che in caso di guasto del disco fisso del
nostro PC, molto probabilmente funzioner� quello esterno del backup, e
potremo fare un ripristino.
Analogamente si suppone che quando si guasta quello esterno del backup,
avremo integro quello del nostro computer, e potremo eseguire un nuovo
backup.
Ma un singolo disco esterno di backup non costituisce una soluzione
professionale. Potremmo avere bisogno di ripristino parziale dovuto ad errore
umano, ad esempio, e trovare il disco esterno del backup guasto ed
illeggibile.
Quando uno dei dischi si guasta, dobbiamo provvedere alla sua sostituzione.
Se si tratta del nostro computer, effettueremo il ripristino sul disco
nuovo. Se si guasta quello esterno, lo sostituiremo, ed effettueremo
nuovamente il backup su quello nuovo.
Il mondo dei server ci viene di nuovo in aiuto con le unità in
RAID.
Il RAID è un sistema
di gestione dei dischi rigidi nato sui server che serve a prevenire il guasto
di uno di essi, mantenendo i dati disponibili. Ne esistono tantissimi tipi,
ma parliamo semplicemente del più classico: il RAID di tipo 1 o
mirroring. Questo sistema permette di gestire due dischi uguali con i
dati completamente duplicati su entrambi. Invece di accedere ai volumi
fisici (i dischi veri e propri), si accede ad un solo volume
virtuale, sempre disponibile. Questo significa che il computer vede un
solo disco... che non si guasta mai!
Quando i dati vengono scritti, vengono copiati da un disco fisico all'altro,
mentre quando vengono letti, i dati sono presi da uno dei due hard disk
indifferentemente. La lettura ha successo anche se uno dei dischi è
guasto, poiché verrà effettuata su quello valido.
In seguito al guasto ci sarà una segnalazione che porterà alla
sostituzione del disco guasto ed al conseguente riallineamento del
RAID, ovvero al ripristino automatico della seconda copia dei dati.
Questo sistema si trova oggi disponibile, oltre che sui server e sui PC con
Linux, in piccole unità esterne più evolute del singolo disco
esterno. In genere è presente un software interno di gestione che
permette la manutenzione del dispositivo. Alcuni possiedono una spia per
segnalare il guasto e la possibilità di riallineamento
one touch tramite un pulsante esterno. Sono forniti in genere di
interfaccia USB, E-SATA, ma soprattutto possono essere messi in rete. Quindi
hanno in dotazione un software che permette loro di apparire agli altri
computer proprio come un file server in rete che ha una condivisione disco
disponibile agli altri.
Di prossima pubblicazione:
BACKUP SU FILE SERVER
Stefano Pederzani
Per informazioni scrivere a:
[email protected]
Backup del PC (percorso principale) |
Backup dei server (approfondimenti laterali) |
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